Dugo Gioacchino detto JACK
Quando nell’Ottobre del 1998, conobbi Gioacchino, detto Jack, non sapevo chi fosse, ne che lavorasse nell’ Esercito, ne che frequentasse la palestra Sportlife, che ce lo indirizzò e tantomeno non capivo perché volesse correre, dato che aveva un fisico “Palestrato”, ma mi piacque subito quel suo modo di fare spontaneo da “ Pane al pane, Vino al vino” e poi … Parlava parlava parlava. C’é un detto popolare che dice: “ Da quattro cose l’uomo si fa capire: dal parlare, mangiare, bere e vestire” ed io ne aggiungerei una quinta: dal “Correre”. Però è anche vero che la maggior parte delle persone parla senza ascoltare. Ben pochi ascoltano senza parlare. E’ assai raro trovare qualcuno che sappia parlare ed ascoltare … beh questa persona è senza dubbio il nostro Jack.
Ma andiamo con ordine, Dugo Gioacchino detto Jack, nasce ad Avola (SR) il 20 Agosto 1964, chi non conosce Avola, non conosce la Sicilia; Avola è un paese sul mare di 30.000 abitanti che si affaccia sulla costa Ionica della Sicilia orientale e Jack è un Avolese Doc, da generazioni e mi vien da pensare anche vedendolo più distintamente e combattivo come un guerriero, che le sue origini in realtà siano Elleniche, in quanto i Greci colonizzarono questa antica terra qualche … secolo fa. E infatti nell’ 1980 a soli sedici anni si arruola nell’ Esercito per colonizzare il Mondo, mandandolo a Viterbo. Ma capisce che la guerra è una cosa seria e poco digeribile per un “Picciottu” di soli sedici anni; fortunatamente la sua carriera militare intraprende la strada che più gli si addice: quella di Tecnico informatico, e così nell’ Aprile del 1981 da Viterbo va a Roma per la fase di addestramento e per la specializzazione di tecnico informatico. Nell’ Ottobre dello stesso anno è finalmente a Torino negli uffici di informatica dell’ Esercito in Piazza Statuto, i primi anni però per il Sergente Jack, sono un continuo viaggiare in tutta Italia per corsi di perfezionamento della sua informatica, che lo porterà a specializzarsi come programmatore nel linguaggio Cobol.
Nel Settembre del 1983 finalmente si trasferisce con i suoi fratelli, Giuseppe e Giovanni , anche loro in Piemonte per lavoro, a Rivoli. Ma il Sergente Maggiore Jack, vuole riunire tutta la famiglia e riesce nel suo intento, portando a Rivoli anche la mamma Carmela, papà Sebastiano e la sorella Vincenza. Finalmente riunita la famiglia, Jack si sente più sereno e tranquillo, ha il tempo di dedicarsi a diversi sport: calcio, tennis, full contact, body builder, Hip- Hop, per poi innamorarsi della corsa. Nel Giugno del 1987, il Maresciallo Ordinario Jack ha un fatale incontro con Raffaella. Un colpo di fulmine a ciel sereno per lei e un rimescolamento di ormoni per lui, che li porterà sette anni dopo, il 03 Settembre 1994 diventare marito e moglie. Tre fantastici figli, Alessia 1999, Tommaso 2001 e Gioele 2010, completeranno questa meravigliosa famiglia, che dal 2007 è andata a vivere a Villarbasse. Jack continua la sua carriera militare, adesso è Maresciallo Capo, ma gli scatti di anzianità lo promuovono Maresciallo Maggiore e poi Primo Maresciallo per poi congedarsi il 01 Aprile 2017 con il grado di Luogotenente.
Ma torniamo a quell’ Ottobre 1998, quando Jack si presenta sulla pista del Murialdo deciso a diventare un Runners, lo accogliamo a braccia aperte, anche se qualche dubbio sul fisico “abbondante” non faceva presagire niente di buono, ma la voglia di soffrire negli allenamenti e la caparbietà di ottenere ciò che si era prefissato, lo premiamo. Corre la sua ultima gara al cross di Trofarello prima di infortunarsi nel Febbraio 2005. Con il Murialdo prima e poi nell’A.T.P, disputa ben 81 gare su strada, con il miglior tempo nel 2000 a Druento sugli 11km in 38’36’’ (3’30’’ a km); 15 cross; 15 Mezze, con il miglior crono nel 2003 ad Avigliana in 1h 18’04’’ (3’42’’ a km); 3 Maratone con il miglior tempo sempre nel 2003 a Milano in 2h54’22’’ (4’08’’ a km); fa anche un trail e qualche gara in montagna. La belva Jack smette di gareggiare, ma non di correre per diletto e sempre per diletto assieme a Raffaella e ad un gruppo di amici fondano nel 2003 la compagnia teatrale “Artisti Per Caso”; il loro genere è il Musical, dove si condivide sul palco l’uso di più tecniche espressive e comunicative insieme. L’azione viene portata avanti sulla scena non solo dalla recitazione, ma anche dalla musica, dal canto e dalla danza. Jack si scopre attore e cantante e ciò lo diverte molto anche se l’ansia prima dell’inizio dello spettacolo lo attanaglia, ma poi ti passa, ( mi fa pensare alla partenza di una Maratona).
E’ il 20 Gennaio 2019, lo scenario è il cross della Pellerina, l’attore è la belva Jack, che dopo 14 anni decide di esordire lì, dove aveva lasciato tanti anni fa, su un campo di cross; la società che lo tiene a battesimo è l’Atletica Rivoli, molti attori sono nuovi, altri sono invecchiati, altri ancora non ci sono più, ma l’importante è: per tutti i Jack, i Giorgio, gli Angelo, i Marco, le Sara, i Claudio, le Anna, ecc … essere ancora qui su una strada, un sentiero, una pista per poter esprimere ciò che di più bello la corsa ti può dare ed essere ancora una volta protagonisti della propria vita. Grazie Belva Jack
Bisterzo Marco
Cominciamo a descrivere Marco dai … difetti e purtroppo la foto sopra, dimostra chiaramente il grave problema che lo contraddistingue; un virus che, penso sia stato inculcato dal padre Giorgio, fin da quando Marco il 23 Giugno del 1969 veniva alla luce a Carignano. Un virus che non lo abbandonerà più, malgrado i mille tentativi di guarirlo da questa “Fede Bianconera” che altro non è che un batterio, un germe prolifico ormai radicato e resistente a tutti gli agenti esterni che hanno tentato e tentano di sconfiggere questo spaventoso patogeno che fortunatamente non colpisce proprio tutti. Dopo questa doverosa e ironica considerazione, andiamo a conoscerlo più dettagliatamente. Marco è il prototipo di persona che più a praticato sport eterogenei fra loro. Sport per qualità e natura diversi fra loro, ma tutti praticati concretamente e con ottimi risultati come vedremo. Come tutti i ragazzini, la sua infanzia è caratterizzata dal pallone e la squadra dove gioca prima nei giovanissimi e poi negli allievi è il LaLoggia, paese dove ha vissuto e vive attualmente. Nel frattempo studia, ma a un passo dalla maturità scientifica, decide di cercarsi un lavoro per non pesare troppo sulla famiglia. Ormai ventenne orienta le sue capacità calcistiche sul calcetto, dove assieme ad un gruppo di amici da il via a sfide infinite, ma tutto ciò non gli basta: nel 1994 si dedica allo “Snowboard”e la valle che lo vede imparare è quella d’Isere dove frequenta la “Scuola Nazca Tignes” negli anni 1996/97/98 e nel 1999 si diploma “Giudice di Porta/ Maestro Fisi”. Ma dal 2000, con il nuovo secolo, dalla tavola su neve passa alla tavola su acqua e si dedica al “Windsurf”, frequenta nel 2002/03/04 la scuola “VelaNeiPryde El Yaque IslaMargarita” in Venezuela, dove si diploma in un corso di terzo livello, ma nel frattempo, sempre nel surf si diploma anche all’Accademia Surf Segnana Torbole Sul Garda(Tn). Nel 2000 si iscrive anche a Danza Sportiva, inizia come allievo presso la “SivanSchool Dance” e in seguito alla scuola “Sampaoli”; gareggia dal 2001 al 2005, laureandosi Campione Regionale Senior, categorie Salsa Portoricana, Salsa Cubana e Bachata. Nel 2005 finito di gareggiare diventa Maestro diplomato Fids di Balli Caraibici e va ad insegnare là, dove aveva cominciato: la SilvanSchool Dance di Nichelino fino al 2011. Tra il 2006/2008, fa arrampicata sportiva, frequenta come amatore, le Palestre di Roccia di Finale Ligure e il centro Bulder di Piazza Carducci. Marco però fin dal 1996 corre, inizialmente sono solo corsette di qualche km sotto casa, ma poi anche con alcuni amici più motivati, gli allenamenti diventano sempre più lunghi e faticosi, in gergo dei veri e propri lunghi, che vedono Marco e il suo gruppo correre nei vasti spazi che circondano LaLoggia, Carignano, Vinovo e Moncalieri, allenamenti mirati soprattutto alle maratone, chiodo fisso del gruppo e che qualche anno dopo esaudiranno. Così la belva Marco si iscrive nella società podistica “La Certosa” e dopo svariate gare “normali”, vanta un buon 42’36’’ nei 10.000m, esordisce nella “Turin Marathon”, la tanto attesa maratona. Ne fa cinque di maratone, (aspettando quest’anno la sesta) con il miglior tempo 3h 22’58’’ il 18 Novembre 2012 a Torino. Tra una maratona e l’altra si specializza in mezze maratone e ne conclude ben 27, con il suo miglior tempo 1h34’, realizzato nella mezza “Baia Del Sole” ad Alassio nel 2016, quando Marco ormai fa parte della grande famiglia dell’Atletica Rivoli. Attualmente Marco, non si limita a lavorare e a correre, ma come la sua indole gli impone, dedica molto del suo tempo libero, ad un altro sport,… da tavolo questa volta. Collabora con Gameboardcafè “ Jolly Joker” in corso Dante a Torino, dove promuove giochi da tavolo di nuova generazione. Lo vediamo spesso nelle Fiere Nazionali e Internazionali, per seguire i nuovi prodotti, collaborando con gli autori ed editori per la fase di Playtest dei nuovi articoli.
Personalmente, come zio non so più cosa aspettarmi da un nipote così … intraprendente, non mi stupirebbe vederlo tra qualche anno allenare la miriade di ragazzini che ogni giorno invadono la pista di atletica di Rivoli, visto la sua propensione a praticare le discipline più disparate per poi diventarne istruttore. E vorrei concludere augurando non solo a Marco, ma a tutti voi, una frase che mi è sempre rimasta nel cuore e che fa parte della mia vita di sportivo da sempre: “ Non importa cosa trovi alla fine della corsa, l’importante è quello che provi mentre stai correndo. Il miracolo non è essere giunti al traguardo, ma avere avuto il coraggio di partire” Jesse Owens.
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Le Sorelle Gatti Run
La gatta vecchia (Marina), nasce il 27 Luglio 1963 a Torino ed è talmente precoce che già a 11mesi comincia a camminare e poi a correre, ma non per gareggiare, a quello comincerà a pensarci qualche anno dopo, ma per sfuggire dalle persone che le incutevano esagerata timidezza, (non sembra proprio per chi la conosce adesso vero?). Le prime vere corse, in realtà sono sfide con maschietti, amici del fratello, più grandi di lei, ma che Marina batteva regolarmente in velocità; la bambina Marina è nata per vita sportiva, non sta mai ferma. Gli anni dell’adolescenza, la vedono impegnata in mille discipline, dalla ginnastica alla pallavolo, dal calcetto al calcio vero e proprio, dove nel 1989 raggiungerà le finali Nazionali UIsp in Umbria, conquistando con le compagne il secondo posto anche grazie ai suoi goals … insomma un centravanti di razza che per 9 anni ha calcato tutti i campi sportivi del Piemonte, deliziando le platee con reti paragonabili a quelle dei colleghi maschietti.
Il 1972 è l’anno dei grandi cambiamenti nella famiglia Gatti: la prima è che il 3 Febbraio nasce l’ultima gattina; la gatta giovane (Paoletta): la seconda è che tutti i “Gatti” emigrano verso le montagne Valsusine, dapprima a Valdellatorre, ma subito dopo ad Avigliana dove papà Giovanni lavorava come tecnico di radiologia e mamma Virginia come infermiera, non contenti però vanno ad abitare a Rosta ed infine ritornano a Valdellatorre dove papà Giovanni aveva costruito il loro piccolo Paradiso in mezzo ai boschi. Sono anni da girovaghi per Marina e famiglia, in quattro anni cambia quattro scuole, non fa a tempo ad ambientarsi in un posto che è ora di cambiare, ma l’amore è grande e si supera tutto senza grossi problemi. Le scuole medie, Marina le frequenta ad Alpignano, dove l’insegnante di educazione fisica, la nota per la sua corsa leggera e veloce e la fa gareggiare a 11 anni ai Giochi della Gioventù, dove alla sua prima gara vera e propria giunge 8^ su 40 ragazzine. Ma altri sport la distraggono, quindi la corsa per il momento è accantonata. Purtroppo la vita, a volte da, ma a volte prende. Nel 1980 viene a mancare papà Giovanni e quindi sono costretti a lasciare “la casa nel bosco” per trasferirsi a Pianezza, dove Marina abbandona gli studi per aiutare con umili e duri lavori la famiglia. Ma la passione per lo sport non l’abbandona, anzi si intensifica ancora di più, e così nel 1989, grazie ad un allenatore conosciuto in palestra inizia a correre seriamente e i risultati non tardano ad arrivare, vince due volte la “Marcia Verde” e numerose altre gare. In quegli anni conosce Willy che la porta al G.S. Murialdo ad allenarsi in pista. Le sue doti la portano all’ Ina Primavera, società di Atletica importante degli anni ’90, dove come allenatrice aveva la “Blanc” e come compagne, la Viceconte e la Gaviglio atlete che tanto daranno negli anni a seguire. E così a 26 anni inizia la sua carriera agonistica vera e propria; è considerata una mezzofondista e quindi si distingue soprattutto nei cross Nazionali, sempre fra le prime 10 e in pista dove vanta negli 800m un buon 2’24’’; nei 1500m 4’51’’, i 5.000m in 18’56’’; il Miglio della Pellerina la vede per due anni seconda e terza in 5’23’’. Contribuisce non poco a portare punti alla sua Società che in quegli anni è una delle più forti in Piemonte. Ricorda con piacere i Campionati Italiani di cross di Lido di Camaiore nel 1992, dove percorreva i 6km in 23’25’’ a “solo” 1’ dalla compianta Maura. I continui acciacchi, non le permettono di allenarsi come si deve, decide così di abbandonare l’Ina e di venire a correre a livello amatoriale, sempre grazie a Willy nel Murialdo, dove fa qualche gara sempre piazzandosi nella sua categoria. Nel 1999 sposa Salvatore, nel 2001 nasce Alessandro e nel 2006 Elisa … Mai doma, finalmente con un lavoro sicuro, con i ragazzi abbastanza grandi, Marina si è rimessa in gioco, iscrivendosi due anni fa nell’Atletica Rivoli e malgrado i soliti problemi fisici, la vediamo ogni tanto farci compagnia in pista o in alcune gare … il nostro augurio è che “La Vecchia Gatta” venga sempre più spesso nelle gare, perché non è importante vincere, ma è importante stare insieme per condividere quelle due tre ore di spensieratezza e gioia che un diversivo come la corsa ti può regalare.
Come tra padre e figlio, anche tra sorella maggiore e sorella minore, o meglio tra la” vecchia gatta” e la “giovane gatta” il DNA non mente. Paola ha la fortuna di crescere nella “ Casa nel Bosco” a ridosso del magico Musinè quindi i giochi di Paoletta sono salire e scendere a rotta di collo dai pendii circostanti o arrampicarsi sulle piante per scappare alle ire materne dopo qualche malefatta.
Enrico Demo
Papà Mario, è prodigo di consigli, suggerimenti, pareri, ammonimenti e aneddoti vari; durante gli allenamenti il taciturno Mario è un fiume in piena, mentre corrono non smette mai di parlare, di scherzare, vuole che Enrico assorba la sua voglia di correre, ma soprattutto la gioia , lo star bene con gli altri, ma anche con se stesso. E questi primi allenamenti, per Enrico sono massacranti, “ ma chi me lo fa fare” si dice ogni volta che torna distrutto a
casa, ma capisce anche che sta conoscendo meglio suo padre, forse come mai lo aveva conosciuto; la corsa li sta unendo ancora di più: padre e figlio, figlio e padre … una cosa sola. E continua a correre, e piano piano quella fatica apparentemente assurda, lo trasforma, lo fa star meglio, sereno, tranquillo e naturalmente più in forma. E così tra l’allenamento e la gara il passo è breve; nel 2012 si iscrive nella nostra Società, allora era il Murialdo, conosce altri patiti della corsa che lo consacrano definitivamente alla corsa. I suoi allenamenti diventano più intensi, perché competere contro altri ti stimola a far meglio e in questo papà Mario è un esempio; pian piano i risultati arrivano, come arrivano nel 2012 Virginia e nel 2014 Vittorio Enea che lo fanno diventare papà a sua volta, una gioia indescrivibile per lui. La sua prima mezza, quella di Torino la chiude in 1h46’,conpapà Mario che lo sprona per tutta la gara, stravolto, ma felice, taglia il traguardo. Ma il suo miglior tempo sulla mezza, è sempre a Torino nel 2017, che chiude in 1h28’15’’. Nel 2014 è a Roma per la sua prima Maratona, che chiude in 3h 46’non esaltante come tempo, ma emozionante perché è la prima e la prima non si scorda mai. Il miglior tempo, per ora, lo fa sempre nel 2017 a Sanremo correndola sotto le 3h30’. Il resto è storia dei giorni nostri, i suoi tempi nelle gare vanno via via migliorando, i suoi piazzamenti sono quasi sempre fra i primi 10 di categoria. Enrico ormai è conosciuto, amato, rispettato, stimato da tutti e credetemi a volte avere atleti che sono considerati dei campioni per la loro indole buona e servizievole è meglio che avere atleti vincenti nelle gare, ma che non ti trasmettono alcunché, perciò ben venga il buon Enrico esempio di modestia, semplicità, umiltà e soprattutto rispetto per le persone che lo circondano … Grazie Enrico
Sara Vasone
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Quella che sto per raccontare è una bella favola, che coinvolge, papà e figlia. Io l’ho intitolata “La Stirpe dei Vasone”,… che sia di buon auspicio per il Casato dei Vasone per un prossimo futuro che verrà.
Tutto comincia nel 1971, quando papà Francesco, non ancora papà a quel tempo, stanco di fare il panchinaro nella A.C. Alpignano, decide di appendere le scarpe bullonate al chiodo e di iniziare a correre, cosa che gli riusciva facile. In quegli anni era abbastanza raro vedere podisti che correvano per strada e quei pochi erano matematicamente bersagliati dagli sfottò degli automobilisti di passaggio, stupiti da questi bipedi in pantaloncini e canotta che macinavano chilometri per le strade.
Erano pochi, ma buoni i podisti negli anni ’70, erano gli anni di atleti come Aschieris, De Palmas, i fratelli Chiampo, delle vere e proprio icone nella valle di Susa e non solo; e fu proprio contro di loro che il nostro Francesco nell’ Aprile del 1971 fece la sua prima gara di 19 km, non ancora quattordicenne, non c’erano categorie allora, si correva tutti assieme e Francesco si piazzò 20° e lì comprese che la sua vera passione era la corsa, non più sport di squadra, ma uno sport individuale, dove tu, da solo ti dovevi confrontare con gli altri e se volevi primeggiare dovevi contare solo sulle tue forze, sui tuoi allenamenti, sulla tua testardaggine, sulla tua voglia di vincere … e Francesco voglia di vincere ne aveva tanta. Ma gli inizi sono un po’ un disastro, senza una guida tecnica solo con il suo papà che lo seguiva in bicicletta, fa gare “pazze” per la sua giovane età: gare non più corte di 20km, 30km, 47km e tanto per farsi del male partecipa alla famosissima di quei tempi “Torino- Saint Vincent”, 100 km di sofferenza conclusa in 11ore in un fisico ancora adolescenziale in completo sviluppo e con il responso medico di un luminare di quei tempi il professor Moselli, che dopo averlo visitato e guardandolo serio negli occhi gli disse. “ Se vuoi finire su una sedia a rotelle continua pure a fare queste gare senza senso. Fortunatamente conosce il suo primo mister, il mitico Miceli, del Giò22, grande società della valle di Susa, che lo prende con se. In quegli anni Francesco inizia ad allenarsi con ragazzi della sua età: Pignone, Pilloni ed altri ancora, finché un allenatore del Fiat lo nota e lo convince ad allenarsi in pista a Torino, dove conosce dei monumenti dell’Atletica di allora: Arese, Gerbi, De Palmas, Strenghetto ecc. Gli allenamenti sono massacranti, 10/1000 ai 2’50’’; 15/400 a 1’10’’con recupero sempre 15/400 a 1’25’’, quando finivi, eri talmente esausto che avevi giramenti di testa con conati di vomito, ma eri consapevole che così facendo diventavi ogni giorno più forte e competitivo. Una sera, in quei tempi era d’uso, nell’intervallo di una partita di coppa, intrattenere il pubblico con una gara sportiva; e quella sera durante l’intervallo di Torino – Liegi , il mitico Arese doveva abbattere il record Europeo dei 3000m e chiesero al giovane Francesco di farle da “lepre”, quindi nel vecchio Stadio Comunale, davanti a 40.000 persone, Francesco non solo fece da lepre ad Arese, facendo 2’31’’ il primo km, ma finendo i 3000 in 8’32’’, quarto miglior tempo della sua categoria Allievi. Da allora la carriera di Francesco è in costante ascesa, nei 3000 siepi a 17 anni ottiene un lusinghiero 8’56’’; diventa vice campione Juniores Piemontese sui cross, davanti a lui solo un certo Gonin, già nel giro della Nazionale; a diciotto anni ottiene un prestigioso 14’35’’ nei 5.000m, mentre sui 10.000 m, 31’20’’.
Negli anni ’80 smette di correre in pista e si dedica alle gare su strada, è ingaggiato dall’ Arbema Trofarello, uno squadrone dove correvano i migliori atleti del momento, come il compianto Pedrini. Fa tre anni bellissimi pieni di successi; come società vincono il Campionato Italiano su strada e arrivano secondi agli Europei sempre su strada. In quel primo anno Francesco disputa 57 gare e ne vince 31, è anche ottavo assoluto ai campionati Italiani assoluti di Maratonina, insomma un vero campione e avrebbe fatto il salto di qualità se nel 1983 non si fosse fermato per un “Lustro sabbatico”, come lo definisce lui. Nel 1980 si sposa e l’anno dopo nasce Serena, la sua prima figlia, poi “dulcis in fundo” nel 1986 è la volta di Sara, esattamente il 27 Marzo, nell’ ospedale di Avigliana, dove Francesco lavora dal 1981, viene alla luce Saretta. Ed è proprio la nascita delle figlie, ma in particolare di quello scricciolo di bambina che risvegliano in Francesco la voglia di ricominciare a correre e così il 1988 segna la sua rinascita sportiva; dopo un anno di allenamento senza gare, dove perde i chili accumulati in quegli anni di inattività, inizia a gareggiare, non più veloce come prima, ma non demorde e continua ad allenarsi, anche perché adesso ci sono due tifose in più che lo seguono e lo incitano. Ed è così che Sara vedendo il papà correre, decide che anche lei deve essere una campionessa, ma ahimè le gare da piccolina erano delle vere e proprie torture. Commenta Sara: “ Ricordo che le notti prima delle gare, le passavo in bianco, per la paura di fare una brutta figura, soprattutto verso papà, che al contrario era entusiasta di avermi accanto ad incitarmi a più non posso!” E così, prima nel Giò22 di Almese, con allenatore Daniele Miletto e poi nel San Maurizio di Ferriere dove abitavamo e dove abito tuttora, corsi, anzi mi torturai fino all’età di quattordici anni. Poi dissi basta: “la corsa non faceva per me”, sapevo che papà ci sarebbe rimasto male, ma l’adolescenza è una strana bestia, ti porta a scontrarti con chi ti vuole più bene ed io finii per prendere in antipatia la cosa che più piaceva a papà: “La corsa”. Però ricordo con piacere il 1994, quell’anno anno papà aveva deciso di fare la Maratona di Torino, che partiva da Avigliana e quindi passava da Ferriere dove mia sorella ed io, lo aspettavamo con un piccolo striscione che lo acclamava e, quando da lontano intravvedemmo la sua inconfondibile sagoma avvicinarsi, iniziammo a dimenarci e ad urlare a squarciagola e quando arrivato vicino a noi ci sfiorò guardandoci negli occhi, capii quanto mio papà ci amava e quanto lo amavamo noi … erano bastati solo pochi attimi, ma mi resteranno sempre nel cuore. Il ricordo di Francesco per quella maratona è identico: la gara partiva dal casello autostradale, ancora chiuso di Avigliana: “ La gara parte, ma io sono ancora con la borsa in mano, con me c’è anche un’ atleta Keniano colto di sorpresa dalla partenza; riusciamo a buttare le borse su un pullman adibito al trasporto e partiamo alla rincorsa dell’ultimo ormai a 500m. La velocità del Keniano era impressionante, subito a 3’10’’ a km, troppo per me, ma il pensiero delle mie figlie che mi aspettavano davanti a casa, mi fecero volare in quei 4 km che mi separavano da loro. Passai tra i primi 30 e quando le vidi urlare e saltare con il loro piccolo striscione, un nodo in gola si impadronì di me e guardandole negli occhi, in quella frazione di secondo del mio passaggio, capii cosa vuol dire amare ciò che l’amore ha messo al mondo e mai e poi mai avrei potuto rinunciare anche solo per un istante a volerle bene, e così è stato e così sarà sempre”. Per la cronaca quella maratona la chiusi in 2h 32’ mio miglior tempo, ne feci poi altre due: Venezia in 2h35’e di nuovo Torino in 2h38’. Tra un infortunio e l’altro, Francesco corre a Nizza la miglior mezza in 1h10’15’’. Arriva anche ottavo assoluto, quarto di categoria, al giro dell’ Isola D’Elba, ma poi gli infortuni non cessano e così decide di smettere per dedicarsi anima e corpo a Saretta.
Arrivarono veloci i 20 anni e con loro i primi schiaffi della vita … un lavoro poco soddisfacente con un capo che era un orso, così di punto in bianco, dopo anni di inattività, mi infilai le scarpette da corsa scovate tutte impolverate nel ripostiglio e ricominciai … andai a correre così, volevo correre per “star bene”, e così ritrovai sensazioni ormai sopite o mai sentite, scoprii la gioia della corsa, la voglia di finire la giornata lavorativa per ritrovare me stessa lungo un sentiero, una strada, sentire i miei passi sulla ghiaia e il mio respiro affannoso, ma regolare che scandiva le mie falcate, godere di tutto ciò che mi circondava, perché mi faceva star bene e in pace con me stessa. Finché un bel giorno, gli amici non mi proposero di fare una gara: “La Stratorino”… e così ricominciai, non prima di aver consultato mio padre, era il “13 Novembre 2011”, la società fu il Murialdo e fu amore a prima vista, verso la squadra, verso la corsa, verso lo sport, ma soprattutto verso mio papà, che in quegli anni, motivi famigliari me lo avevano allontanato, pensando amaramente che le nostre strade si fossero divise per sempre, come un muro eretto tra noi, impossibile da valicare … ecco in tutto questo la corsa è stata la dinamite che ha infranto questo muro e mi ha fatto ritrovare ciò che desideravo più di tutto. “il mio papà”. Nelle gare che facevo e che sto facendo, papà è sempre al mio fianco, mi consiglia, mi sprona, mi incita, mi incoraggia a non mollare; durante le gare cerco la sua voce, perché so che lui è li e tra mille voci riconosco solo la sua, che mi urla: “Dai Sara non mollare” e io non mollo perché è come se lui corresse con me.
L’anno che Sara ricorda con più emozione, per adesso, ma sicuramente ne verranno tantissimi altri, è il 2015, media di corsa attorno ai 4’ a km; è l’anno in cui sigla la sua miglior prestazione sulla Mezza di Torino con 1h30’, giungendo quinta Italiana assoluta, felice di condividere il podio con la più famosa Cathrine Bertone, (anche lei qualche anno fa nostra atleta). Nelle gare domenicali è la punta di diamante della nostra società, quasi sempre sul podio assoluto, sempre in quello di categoria, si ritaglia il suo spazio nell’ elite del Podismo Femminile Piemontese, non c’è gara dove non è additata dalle rivali, ma la sua bontà a volte supera la cattiveria che a volte ci vuole per poter primeggiare; lo dimostra lo scorso anno a Candiolo, gara in rimonta e a ridosso della terza, che ormai rassegnata gli cedeva il passo, Sara decide di non superarla, ma di tagliare il traguardo con lei mano nella mano … “ho perso il podio, ma ho trovato un amica”, ha detto all’arrivo e io dico siamo fieri di te Sara, quando le gare non sono solo il voler vincere ad ogni costo, ma anche essere felici di veder vincere una tua rivale. Non fa che esaltare ancora di più questo scricciolo di ragazza che a ogni gara ci stupisce sempre di più e che da papà Francesco ha assorbito tutto quello che di buono la corsa ti può dare e quando li vedi assieme nelle gare ti accorgi che sono una cosa sola, le gioie, ma anche le delusioni sono divise equamente, sembra che abbiamo un solo cuore che batte per entrambi. Francesco e Sara così diversi, ma così uguali, un po’ burbero Francesco, ma solo per nascondere un senso di commozione e velare il fondo buono del suo animo; decisamente più solare Saretta, capace di sprigionare tutte le sue emozioni, le sue gioie, le sue trepidazioni, ma anche le sue angosce e turbamenti, impossibili da nascondere, per poterle condividere con gli altri … Così sono Papà e figlia, due persone che si vogliono bene e che “la corsa” ha saputo cementare ancora di più!
Maria Luisa Scantamburlo
Questa settimana, riflettori puntati su una atleta donna; e come non cominciare, dalla più titolata, che l'Atletica Rivoli ha l'onore di avere: Luisa Scantamburlo, una classica atleta a 360°, come vedremo più avanti. Cresciuta a pane e atletica anche se adesso consuma più pane che atletica, non disdegna sicuramente la montagna, d'inverno sciando e d'estate scarpinando; gli manca e ci manca nelle gare, qualche infortunio di troppo gli impongono di scegliere cosa fare, ma speriamo di vederla presto in qualche garetta a lei congeniale. Luisa nasce tra nugoli di zanzare, il 10 Marzo 1956, a Santhià, tra le risaie del Vercellese, ma già a cinque anni, Luisa viene a vivere a Collegno ed è proprio nel vecchio campo comunale di Collegno, dove ora sorge il Comune. Luisa a 11 anni conosce l'atletica e se ne innamora perdutamente. “Amore a prima vista”, con l'atletica leggera, grazie anche al suo allenatore di allora il mitico Mario Girardi della Polisportiva Collegno. Partecipa nel 1967 ai Giochi della Gioventù, arrivando terza nel salto in lungo con 5,11mt. Da quel momento l'atletica diventa la sua ragione
di vita, la sua droga e non c'è domenica che non la vede alle gare che si organizzano a Torino e Provincia, confrontandosi e contendendosi quasi sempre il primo posto con la sua acerrima rivale, Clemente Graziella, nei 100 e 200 m piani e salto in lungo. Nel 1972 da allieva ai Campionati Italiani vince il titolo Italiano Allievi nel salto in lungo con 5,57mt e viene subito convocata come “Enfant Prodige” al Centro Coni di Tirrenia dove trascorre gli anni 1972/73 per prepararsi, grazie alla sua indubbia duttilità a tutte le specialità e al suo fisico longilineo, al “Pentatlon” e i suoi personali non tardano ad arrivare: 100mt 12''5, 200mt 26''6, 100mt hs 16''8, lungo mt5,71. Il
1973 la vede 4^ con 5,70mt ai Campionati Assoluti Italiani, e viene convocata al Centro Coni di Formia per far parte della Nazionale Italiana under 18, e successivamente nel meeting di Sofia in Bulgaria arriva prima nel lungo con 5,64mt. Nel 1974 torna a casa, a Collegno, e va a gareggiare per l'Atletica di Volpiano, causa lo scioglimento della società locale. I suoi allenamenti quindi sono dirottati nel vecchio campo di atletica a fianco dello stadio Comunale, ma in quei tempi arrivarci significava perdere ore preziose per lo studio e così demotivata e con tanta tristezza in corpo per non poter più essere competitiva come prima, decide di abbandonare l'agonismo e dedicarsi al suo futuro, che la porterà a diplomarsi in Ragioneria nel 1976 e ad iniziare la sua nuova carriera
lavorativa nel 1977 alla Sanpaolo di Torino.
Il 1978 la vede sposa del mitico e grande Leo Tasinato, (nostro atleta per parecchi anni anche lui).
Con Leo, Luisa si innamora anche della montagna, che li vedrà assidui frequentatori sia d'estate che d'inverno, montagna che, come dicevo prima, Luisa non ha mai smesso di amare e conoscendola mai smetterà. Il 1981 la vede mamma, nasce Marco e la giovane famiglia si trasferisce a Rivoli ed è anche l'anno di una nuova avventura “ Il podismo”, in un primo momento a correre è solo Leo, ma poi la Luisa stanca di fare da spettatrice, si ricorda di essere stata un atleta e così coinvolta anche dalla società, allora molto numerosa, inizia a correre a sua volta. E nel suo piccolo Luisa si toglie parecchie soddisfazioni: fa sei edizioni del “Giro del Moncenisio”; quattro
mezze maratone “Nevache – Briancon”; la “Susa-Avigliana”, 30km e ben quindici giri podistici dell' Isola d' Elba, senza contare gli innumerevoli piazzamenti nelle gare domenicali dove Luisa si è fatta ben conoscere grazie alla sua grinta, ma anche alla sua simpatia che coinvolgeva tutta la società. Dal 2016, le gare per Luisa sono diventate sempre più sporadiche, la possiamo vedere giusto negli allenamenti del mercoledì, ma non disperiamo e sicuramente dopo questo scritto la vedremo in qualche gara. La montagna adesso la distrae troppo, le nostre meravigliose montagne così belle e coinvolgenti, la stregano d' inverno sciando; e il Rocciamelone, il Monte Rosa,
il Monviso, il Gran Paradiso, Testa del Rutor, Punta Giordani, Levanna Occidentale, le Dolomiti con le sue ferrate, il campo base Annapurna in Nepal e anche il nostro Musinè la distraggono d'estate con i loro meravigliosi panorami, i loro profumi, i loro silenzi che la avvicinano sempre di più alla pace interiore e la fanno sentire in perfetta armonia con se stessa e allora....come dargli torto!!!
Silvano Zecchin detto il "Poeta"
Silvano Zecchin, detto “Il Poeta”, conosciuto anche come quello che ha “Quattro P....”;
“Podista, Polesano, Poeta, Pensionato.”
Ma basta scherzare e andiamo a conoscere il Poeta. Silvano. Nasce a Pontecchio Polesine (RO),
il 26 Settembre 1952, da una numerosa famiglia di origine contadina. Però quelli sono gli anni più bui del Veneto, l'alluvione, il poco lavoro e il poco cibo, lo fanno emigrare assieme a due dei suoi fratelli maggiori, Galiano e Roberto, (anche loro ottimi podisti), a soli 16 anni a Rivoli e come ogni tanto Silvano ricorda nelle sue poesie, vanno a vivere in un garage dell'albergo “Tre Re”, in piazza Martiri. Sono anni difficili, senza genitori e ancora giovanissimo, Silvano si rimbocca le maniche e inizia a costruirsi una vita propria. La fortuna lo assiste, a 18 anni, ad una festa di compleanno, conosce Rita, che nel 1974 diventerà sua moglie. Sposini precocissimi, inizia per
Silvano il periodo della sua vita più bello che non è ancora finito. Si diploma in elettronica con specializzazione nella programmazione dei Robot. Intanto nel 1976, nasce Flora la sua prima figlia, mentre nel 1979 è la volta di Silvia ad allietare la famiglia. Amante dello Sport, Silvano, come tutti i ragazzi della sua età, inizia a giocare a Pallone ed è anche bravino, è un centravanti di razza; alla Boninsegna per paragonarlo ad un campione di quei tempi. Gioca nel Cenisia, Cumiana, Borgo Uriola ed infine Iuve Sole, lasciando un buon ricordo di se, sia da calciatore che ragazzo onesto e con la testa sul collo. Giocherà fino ai 35 anni, poi i primi infortuni e l'improvviso innamoramento per la corsa in montagna, lo farà decidere ad attaccare le scarpe al chiodo e comprare scarpette
senza tacchetti per iniziare un altra grande avventura che non è ancora finita. Nel frattempo però, Silvano,cambia lavoro e nel 1983 approda all'Ospedale di Rivoli “a cambiare lampadine”come dice lui, ma non è così; in quegli anni l'Ospedale di Rivoli era in pieno cambiamento, stava per aprire l'attuale Ospedale e tutti gli operai qualificati, muratori, idraulici, elettricisti ecc...erano chiamati a dare il meglio con la loro professionalità. E quelli sono gli anni in cui il sottoscritto ha la fortuna di conoscere Silvano, con il quale, penso, ho intrapreso un cammino all'interno del posto di lavoro, pieno zeppo di iniziative sopratutto sportive, che ci hanno legato non poco e che ancora oggi sono
per me motivo di orgoglio per un periodo di vita affascinante e che, seppur con con qualche anno in più, non è ancora finita e non finirà mai. Ed è grazie a Silvano, se il 1990, vede la nascita, dell' Atletica Murialdo Rivoli, assieme Sergio De Gobbi (Presidente), Giovanni Buttarello (V.Presidente) e il sottoscritto (cassiere), Silvano ne diventerà il segretario per più di un decennio.
E seppur tra mille impegni, Silvano riesce anche ad allenarsi e ottimi sono stati i suoi risultati in quasi tutte le discipline: prima di tutto la montagna, dopo sua moglie, il suo secondo amore non c'è sentiero in Piemonte che non sia stato calpestato dalle sue scarpette. Il Musinè la sua palestra, e quando uno sale il 38' e scende in meno di 18', vuol dire che qualcosa vale. Vanta anche un 2h 48' nella “Tre Rifugi” una classica gara in montagna in Val Pellice da 20km con 2000m di dislivello. Nelle gare su strada, Silvano, ha un personale di 1h24' nella mezza di Feletto e delle otto maratone disputate il suo miglior tempo lo ottiene alla “Venice Marathon” con 3h 18', malgrado
le vesciche che lo hanno tormentato fin dal diciottesimo km. Fa anche un infinità di gare da 10km a 3'45''/3'50'' a km. Il nuovo Millennio, non lo vede troppo presente alle gare, vuoi per i numerosi impegni lavorativi, dove qualche anno prima ottenuto il diploma da geometra, ottiene all'interno dell'ASLTO3 un posto di rilievo; nel frattempo le sue figlie gli danno ben 5 nipotini: Alessandro,
Marco, Andrea, Mattia e Francesca e finalmente nel 2011 dopo 42 anni di lavoro, va in pensione.
E qui Silvano può dedicarsi a tempo pieno al suo sogno nel cassetto “ la poesia”. Ed è proprio aprendo quel cassetto, che Silvano rispolvera poesie che già scriveva da ragazzo e grazie anche al corso di “Poesia” che inizia a frequentare all' Unitre di Rivoli, comincia a far conoscere i suoi scritti apprezzati in tutta Italia con numerosi riconoscimenti che lo inducono nel 2018 esortato dalla moglie Rita a creare un libro, “Le mie Parole” un antologia delle sue poesie. E anche se era ancora restio nel farle leggere, una frase di cui lui ne fa tesoro, lo convince del contrario: “Le cose dobbiamo dircele subito, perché il tempo potrebbe sfuggirci di mano”.
Nonostante non si impegni più a gareggiare, Silvano continua ad essere uno di noi, vuoi nella sua preziosa collaborazione nell' organizzazione di manifestazioni, vuoi ogni tanto negli allenamenti, schiena e ginocchia permettendo, nella nostra bella collina Morenica. L'attività podistica, Silvano, si aspetta di poterla svolgere ancora per molti anni, anche perché (parole sue) “muoversi nei boschi e ascoltare i rumori dei silenzi è ancora una di quelle cose che mi fanno star bene!”
Soncin Nerio
Quando a Rivoli parli di podismo, non fai che nominare solo “Lui”, da almeno un quarantennio numero uno del nostro podismo locale e non solo. Vincitore di una miriade di gare e detentore di altrettante maglie Tricolori, Regionali e Provinciali, in questi quarant' anni, ha saputo conquistare con le sue doti e la sua simpatia almeno tre generazioni di podisti che si sono alternati nel corso degli anni, avendo come punto di riferimento, questo piccolo grande uomo che di nome fa “Nerio Soncin”. Nasce il 04 Febbraio 1944 a Portoviro (RO), ultimo di 5 fratelli e, questa è l'unica volta che arriverà ultimo, ma non per colpa sua. Il 1951è l'anno dell'alluvione nel Polesine,che segna non poco la famiglia Soncin, costretta a chiedere a famiglie più fortunate e caritatevoli di occuparsi di
Nerio per qualche mese. Passata l'emergenza il piccolo Nerio torna tra le braccia dei genitori per non dividersi mai più. Nel 1957 lasciano l'amato paese per venire a vivere in Piemonte, a Rivoli, che in quegli anni sta accogliendo tantissimi esuli Veneti. Così a 13 anni, quando quasi tutti i suoi coetanei studiano e giocano, lui va a lavorare come apprendista fresatore in una delle tante “boite” che in quel periodo nascono come funghi grazie a mamma Fiat.
Nel 1968 Nerio porta all'altare Nilda e nel 1970 nasce sua figlia Barbara, che a sua volta le darà poi, diventata moglie del nostro coach Claudio a cui inculca la passione per la corsa, due splendidi e adorati nipoti, Samuele e Federico. In quegli anni Nerio non corre ancora, ma è attratto dalla natura e nasce in lui una passione sviscerata per la montagna. Il mitico Musinè è la sua palestra di allenamento che lo porterà a scalare le vette Italiane più famose: il Bianco, il Rosa, il Gran Paradiso il Monviso, il Rocciamelone e tante altre ancora. Alla corsa, Nerio, si avvicina conoscendo un altra mitica figura di quei tempi, un certo Renzo Bello, che vedendolo salire sul Musinè senza apparente sforzo in 32', fa di tutto per tesserarlo nella Aliligure, società podistica famosa in quei primi anni
'80; ed è così che Nerio a 36 anni inizia la sua lunga e impareggiabile carriera sportiva.
Nel podismo, Nerio, eccelle in tutte le distanze, dai 400m alla 24h e in tutte vince, portando a casa ben 17 titoli Italiani, di cui 15 individuali e 2 di società e 38 titoli tra Regionali e Provinciali. Il suo fisico minuto, ma ben trutturato, lo aiuta non poco a sopportare allenamenti massacranti e i pochi infortuni non lo fermano di certo e ogni giorno Nerio macina km su km che lo faranno diventare una figura di primo piano nel mondo del podismo. A fine anni '80 approda nella società di Sturaro, la Rivoli Santagatese, assieme al compianto e inseparabile amico di tanti allenamenti e gare Fiorenzo Praturlon. In quegli anni sigla i suoi migliori tempi: in maratona, il 20 Aprile 1992, a
Torino stampa un 2h 36'18'', mentre a Feletto, fa la sua migliore mezza maratona in 1h12'19''; a Bruino i 10.000m in 33'24'', in pista al Bendini di Collegno corre i 5000m in 16'40'', al Palavela di Torino sui 3000m indoor fa 9'26''e sempre al Palavela, ma il 22 febbraio 1991, vince la maglia Tricolore sui 1500m in 4'31'', mentre sulla pista di Giaveno compie il giro della morte (400m) in 58''87'''; non pago passa dai 400m alla 100km di Saint Vincent con un 7h 57'02'. Nel 1996 cambia casacca e viene a correre nel Murialdo, mentre nel nuovo millennio entra anche lui a far parte della super squadra “Gli Amici di Pianezza”, che in un decennio vincerà tutto quello che c'è da vincere
grazie anche a Nerio. Gli anni 2000 sono sulla falsa riga degli anni '90. Sua in quei tempi, la miglior prestazione Italiana nella 100km Trak Iuta M55 in 8h42'31'', era l' 08 Aprile 2001.
Nel 2002, il 28 Agosto a Perinaldo (IM) corre in 4h44'21'' uno dei primi Trail che stanno nascendo “ 30
Mile Devil Trail” di 48,300km. L'anno dopo, il 30 Marzo, lo troviamo alla 6h di Montebelluna (TV) dove percorre 72,690 km e poi un mese e mezzo dopo, l'11 Maggio corre la maratona alpina di Collelongo (AQ) in 4h 08' 36''. Il 24 Settembre del 2006 corre a Sanremo la 50 km in 4h30'57'', instancabile, Bergamo lo vede al via alla “24h del Delfino” dove macina 159,144 km.
Questi i maggiori risultati di questo instancabile atleta, ma se dovessimo scrivere tutti i risultati delle gare
da lui fatte, non basterebbe una risma di fogli.... Gli ultimi anni agonistici, Nerio li chiude negli “ Orchi”, che fanno trail e gare in montagna e ritorna così al suo vecchio amore “La montagna”.
Ultimamente gli acciacchi lo perseguitano, così ha detto basta con le gare, ma ogni mattina, se noi andiamo al Castello di Rivoli e di li ci inoltriamo nella collina Morenica, vedremmo la belva Nerio che con il suo passo da bersagliere si fonde con la natura che lo circonda e, gli alberi che ormai lo conoscono sembrano abbracciarlo al suo passaggio per proteggerlo e conservarlo in eterno così come sono loro, perché Nerio ormai fa parte di quel mondo misterioso dove le fate e i folletti gli trasmettono tutta l'energia, l'amore e la solidarietà della vita. Grazie di tutto NERIO
FREGUGLIA LODOVICO detto GIORDY
Freguglia Lodovico detto Giordy, nasce anche lui lontano da Rivoli e più precisamente a Contarina (Ro) il 20 Settembre 1962, nel 1965 però diventa anche lui cittadino Rivolese, assieme a suo fratello, sua sorella e ai suoi genitori. La sua infanzia prima e poi l'adolescenza, Giordy la consuma in quella buca, chiamata “La Fossa dei Leoni”un campo sportivo, praticamente al centro di Rivoli, circondato da prati negli anni sessanta e adesso da palazzoni, sorti negli anni settanta, che è stato e lo è ancora una palestra per tutti i ragazzini nati nel suo triangolo, tra via Piave, via Nizza e via Pasteur. E come tutti i ragazzini Rivolesi, anche Giordy dà i primi calci al pallone in quella “fossa” diventando un buon attaccante della A.C. Rivoli, nelle categorie giovanili, che faceva una caterva
di goals, soprannominato dagli amici “Il Bomber”, conteso quindi da parecchie società limitrofe.
Nel 1978 va con la famiglia ad abitare a Cascine Vica e Giordy va a giocare nel Cenisia, dove viene notato da osservatori della Iuventus, per la quale fa due provini, ma si sa oltre alla bravura a certi livelli devi avere anche un “Santo protettore”; così la sua carriera continua nei campi di provincia, e più precisamente nel “Meroni C.V.” che partecipa al campionato di Promozione, fino al 1983, quando decide di appendere le scarpette chiodate al muro, per indossarne delle altre, quelle da ginnastica, per iniziare a fare le prime corsette, più per non ingrassare che per fare gare. Il 1983 è anche l'anno dell' amore, infatti conosce, quella che quattro anni dopo diventerà la compagna della sua vita, Maria, una sanguigna ragazza Pugliese, della quale il buon Giordy si innamora perdutamente. Il 1990, è l'anno in cui si iscrive nel neonato Murialdo; infatti Giordy è il più longevo, assieme a Silvano (del quale racconteremo più avanti) e da chi scrive, di questa mitica società podistica, nata proprio nel 1990. La società inizialmente contava otto iscritti e le gare erano sporadiche e quasi tutte in montagna, ma Giordy si distingue, come quando segnava reti a raffica.
Nel 1991, nasce la sua prima figlia, Roberta e otto anni dopo, Giorgia, che lui definisce e non a torto “I Suoi Amori”. Il suo impegno di marito e padre lo impegnano non poco, quindi le sue gare non sono tantissime, ma le porta sempre a termine con ottime prestazioni; parecchie 10km chiuse in 41'/42' con un bel 1h27' realizzato nella mezza di Feletto. Unico neo del nostro atleta è quello di non aver ancora portato a termine una maratona; il lavoro, la famiglia e anche qualche piccolo infortunio lo hanno fermato più di una volta durante gli allenamenti, ma siamo sicuri che la belva Giordy, saprà risolvere i suoi piccoli problemi e trovare il tempo per allenarsi, magari fra un paio
di anni, quando anche lui diventerà dipendente dell'Inps, riuscendo a fare la sua prima maratona; forza, volontà, determinazione e fermezza al nostro atleta non mancano, deve solo trovare il giusto “Mix” tra allenamento ed esperienza per arrivare a centrare l'obbiettivo tanto sognato e amato che lo completerà come podista e anche come uomo. Grazie di correre con noi, belva Giordy!!
Pierangelo Coscia
Questa settimana ad allietare la vostra curiosità è di scena un altro veterano importante della nostra società: Pierangelo Coscia detto “Pier”. Pier non ha tempi e prestazioni altisonanti come i suoi colleghi fin qui letti, ma ha una peculiarità che lo evidenzia in particolar modo: le sue battute ilari sono pregne di quel sottile e pungente sarcasmo che non possono fare meno di farti sorridere, ma allo stesso tempo ti pongono quesiti veritieri, in due parole, le sue battute sono allegre, ma con qualche verità nascosta.
Pier nasce a Rivoli il 29 gennaio 1959, ma anche la sua famiglia a Rivoli ci arriva negli anni '50, non da molto distante se vogliamo, da un paesino del Roero,(Alba) abbarbicato su un cucuzzolo e circondato da vitigni famosi per la produzione di un ottimo bianco “l'Arneis”. Gli anni della sua infanzia e della sua giovinezza vengono scanditi nell'oratorio della sua parrocchia, “ la Stella”che ancora oggi lo vede protagonista. I giochi sono sempre gli stessi: pallone, pallavolo, palla avvelenata ecc... L'oratorio è anche foriero di amore, infatti è qui che conosce Clara, quella che nel 1982 diventa sua moglie, qualche anno più tardi nel 1986 nasce Stefano, oggi insegnante di
Filosofia e Storia e poi nel 1991 Matteo, oggi Educatore. Consegue il diploma di Magistrale,ma anziché fare il maestro, si impiega presso la casa editrice “Elledici”,occupandosi degli abbonamenti Dopo il diploma, la chiamata alle armi è d'obbligo e lui risponde presente, perché è “un uomo di mondo” e infatti come Totò lo mandano a Cuneo.
Nel tempo libero comincia a corricchiare, ma la maggior parte lo dedica al coro parrocchiale della Stella che dirige con maestria per animare le Messe; in più è voce “ basso” in un coro polifonico di di scout adulti, lui che scout non è mai stato, “i Ciaparat” (acchiappatopi), con repertori scoutistici.
Ma ecco che arriva il 2005 ed è in quell'anno che Pier ha come una “Folgorazione Mistica”, capisce che la sua missione da intraprendere è quella della corsa agonistica. Grazie all'amico Andrea approda al G.S.Murialdo ed inizia a gareggiare. L'età ha già i primi capelli grigi, ma il fisico è integro e ben disposto a essere strapazzato con i primi allenamenti seri che lo porteranno, prima a gareggiare sulla mezza maratona di Torino con il suo miglior tempo nel 2007 in 1h 31'58'', ad oggi ha 14 mezze all'attivo; e poi, il sogno di ogni podista, completare una maratona, P ier ne ha portate a termine 3, tutte a Torino, con il suo miglior tempo nel 2009 in 3h 28'46''; corre 2 volte anche la “Susa- Avigliana” km30 e tante corse su strada, cross e qualche gara in montagna per un totale a
oggi di circa 400 gare che sicuramente aumenterà. Per quanto riguarda i risultati ottenuti, Pier va fiero, ma anche noi lo siamo, di un eccellente terzo posto conquistato il 28 Giugno 2014 in Germania, a Ravensburg ( città gemellata con Rivoli), dove una nostra delegazione, con lui c'erano Luisa e Claudio, fu invitata per gareggiare su una 10km, dove anche i suoi compagni si sono ben comportati. Mai un ritiro nel suo palmares... anzi uno, nel cross delle belve del 2018, ma non per infortunio, ma per una causa tecnica... una sua scarpa diceva “basta ho dato troppo” dividendosi in due nel fango di quel giorno,lasciando mestamente Pier con un piede a mollo e la chiodata in mano.
Pier penso sia la persona che più si avvicina allo stereotipo di podista “normale”, riconosce le sue limitazioni non facendone un dramma, si allena per il gusto di farlo e gareggia perché correre è bello, se si piazza bene, ma se non si piazza meglio, così non perde tempo alle premiazioni. Pier è la persona che tutti noi dovremmo imitare, mettendo da parte quell'agonismo che ci sfianca per goderci i momenti belli e sani che questo sport ci regala, pensando che domani è un altro giorno e nel caso di Pier e un giorno in meno verso la pensione che presto arriverà. Ciao Belva.
Saggiorato William detto Willy
William Saggiorato, detto Willy, é anche lui un decano del podismo, forse il più longevo di tutti.
La sua carriera inizia nel lontano 1978 e non è ancora finita; ma andiamo con ordine. Come quasi tutti noi, anche la sua famiglia emigra in Piemonte nel lontano 1963. Anzichè salire lo scarpone Italico, loro lo scendono; infatti Willy nasce il 23 Settembre 1955 a Noventa Vicentina. Lui e la sua famiglia vanno ad abitare ad Alpignano e li Willy consuma la sua infanzia, le scuole dell'obbligo, accompagnate da abbondanti giochi all'aria aperta lungo le sponde della Dora che in quegli anni erano la palestra dei ragazzini Alpignanesi. A quindici anni finite le scuole, trova lavoro come apprendista in una piccola azienda del posto, ma non disdegna lo studio e consegue il diploma
serale di Disegnatore Meccanico ed è grazie anche al suo impegno nello studio che dopo qualche anno inizia a lavorare alla “Ex Pistoni Borgo” di Alpignano, grosso stabilimento che in quegli anni contava circa 1000 operai. Azienda che produceva pistoni per l' Alfa Romeo e Lancia, ma anche Fiat e Peugeot, poi come spesso accade, la minor richiesta di utilizzo dei pistoni e una deficitaria gestione manageriale hanno fatto si che l'azienda chiudesse definitivamente nel 2006. Ma è proprio in quella azienda che Willy conosce il mondo della corsa. Alcuni colleghi correvano allora con la Podistica Rinascita e lo convincono a fare “La Tapinada” una garetta di 30km, molto famosa in quegli anni. Malgrado l'esordio massacrante, è amore a prima vista che non lo abbandonerà più.
E così come nelle favole, il nostro atleta inizia a fare i suoi primi allenamenti e le sue prime gare.
Dopo qualche anno, viste le notevoli qualità atletiche di Willy, viene contattato dal “Torino 80” grossa società podistica Torinese, famosa anche per le sue trasferte fuori regione. Quindi Willy, si trova a gareggiare al cross di Montecarlo, a fare i campionati Italiani a Pescara e quelli su pista a Boario Terme. Ma è con un altra grossa società di quei tempi che la nostra belva ottiene i suoi migliori tempi, “ La Casa dei Cappelletti”. Siamo negli anni '80/85 e Willy ottiene un lusinghiero 9'50'' sui 3000m in pista; poi sempre in pista, la mitica pista Torinese, quella vicina al vecchio Stadio Comunale di Torino, ora Stadio Olimpico, sigla un ragguardevole 17'20'' nei 5000m e sempre in quella pista nella 24x1h, correndo alle 3 di notte, percorre 16,600m; vantando anche un buon 37'10'' sui 10000m. Mai domo, verso la fine degli anni '80, Willy va a correre con la Santagatese, società fondata dal mitico Nevio Sturaro. Agli inizi degli anni '90 entra a far parte del Murialdo dove inizia fare le sue prime maratone: 7 in totale, cinque a Torino dove sigla il suo miglior tempo in 2h46', ma va anche a Carpi e Cesano Boscone. Verso metà degli anni '90 ricambia canotta e va a correre con il “Giò 22” , società famosa per le corse in montagna; ma prima nel 1994 fa il miglior tempo sulla mezza con1h16' correndo quella di Torino. Gare in montagna dicevamo, lo
vediamo al via nella, Tre Funivie, Tre Rifugi, lo Stellina, il giro del Viso e tante altre; ma ha anche tempo e voglia di fare gare in mountain bike con la società Rivolese di Sesia. Mentre in inverno, la belva non va certo in letargo, anzi lo si vede spesso sulle piste di sci nordico a passo alternato, macinare km. Fa anche un corso di alpinismo e inizia ad arrampicare: alcune vette del Bianco e del Rosa e molte classiche tra la Valle d'Aosta e il Trentino. In questo secolo assieme a Camuso fonda il San Maurizio, società podistica che oggi si chiama Tiger Sport. Ma prima nel 1997 convola a nozze con Rita e nel 1999 nasce Sara orgoglio di mamma e papà. Nel 2010 decide di smettere con le competitive, anche per qualche problemino di salute e si dedica alle camminate con i “Cani
Sciolti” di Alpignano, ma poi il 2015 lo fa riavvicinare alle gare agonistiche e la belva Willy, ritorna ad essere competitivo proprio con il nostro gruppo di cui diviene anche un insostituibile dirigente. E anche se adesso la belva Willy è infortunato ce da credere che quanto prima lo vedremo calcare le strade, i sentieri, le piste, che lui tanto ama e dalle quali è difficile “divorziare”.
GRANDE BELVA WILLY
Silvestro detto Silvio De Iure
La belva Silvestro (detto Silvio) Deiure, nasce a Sanmichele di Bari il 07 settembre 1948, come quasi tutti noi, anche lui emigra al Nord, qui a Torino, in cerca di lavoro, nel 1963. Frequenta la scuola “Arte e Mestieri” diplomandosi in falegnameria, ma poi trova lavoro come muratore. Nel 1970 entra in fabbrica e fa il battilastra, fino ad un anno prima della agognata pensione che ottiene con l'ultimo anno ancora da muratore. Nel frattempo trova il tempo di sposarsi, di fare due figlie e di diventare nonno. Ma il Silvio atleta ha radici ben più profonde: anche lui inizia come calciatore, difensore alla vecchia maniera,” palla o caviglie” questo il suo motto, che lo fecero diventare il terzino più temuto della valle di Susa; gioca per un decennio, poi nel 1983 anche lui approda nello sport più bello del mondo, “Il Podismo”. La sua prima società, che lo farà conoscere al mondo del podismo locale e non solo, è la Pro Collegno, una società negli anni '80, tra le più forti nell'atletica Piemontese. Il carattere un po' “ Guascone” di Silvio, fa un po' effetto tra gli atleti, che lo guardano con circospezione, cercando di capire se Silvio “Ci fai o ci sei”, praticamente, sei nato impedito o ci prendi in giro?Tempi importanti Silvio in quel periodo non ne aveva ancora fatti, doveva prima capire come funzionava questo mondo fatto solo di corse, dove vinceva chi andava più forte e, per andare più forte dovevi allenarti, così Silvio da due allenamenti settimanali, passa a cinque e poi quando in programma c'erano gare importanti tipo maratone o campionati Italiani, gli allenamenti
diventavano sette e in alcuni giorni doppiava anche gli allenamenti, mattino e pomeriggio e i km diventavano anche 120/130 settimanali....si allenava come i professionisti, ma loro non lavoravano, lui invece si... E grazie al suo fisico ancora giovane e temprato anche da mille vicissitudini famigliari, inizia la vera carriera del “Guerriero” Silvio, cominciano a fioccare titoli Italiani,
Regionali e Provinciali, e gli avversari che prima lo guardavano con sospetto, imparano a conoscerlo e a rendergli il dovuto tributo, anche se Silvio era abituato a prenderli in giro per il puro gusto canzonatorio che lo contraddistingueva e che lo contraddistingue ancora adesso. Dopo qualche anno ecco il primo titolo Italiano Uisp, su strada conquistato a Sarzana(Re) sui10000m con il lusinghiero tempo di 35'03'', che resterà anche il miglior risultato sui 10.000m. Silvio però è un atleta a 360°, fa sue tutte le discipline dai 1500m alla 24 ore di Torino; non disdegna neanche le gare in montagna, dove anche li miete 2 titoli Regionali e 3 Provinciali, nonché due volte vincitore nella categoria veterani, al giro del Moncenisio con una performace di 1h 02'26” e 1h 02'30''.
Ma andiamo con ordine e parliamo di pista, dove l'atleta Silvio corre i 5000m in 17'33''; i 3000m in 10'26'' e i 1500m in 4'53'', ma in pista corre anche la 24x 1 ora: la prima volta a Borgaretto, coprendo nella sua frazione, 16.200m con la Pro Collegno; e qualche anno dopo, quando correva con il Corona, sulla pista di Asti, percorreva ben 16.800m che contribuiva alla conquista del titolo Italiano di Società.
Ma è nelle gare dai 20km in su che il “Guerriero” Silvio, ha sempre avuto un buon feeling : nelle decine e decine di mezze che ha portato a termine, almeno una quindicina sotto l'1h 20',con il suo “Personal Best” di 1h 14'53'', vincendo anche in questa distanza, 5 titoli Regionali e2 Provinciali.
Le maratone disputate sono state 20, con il suo miglior crono nel 1999 a Torino in 2h45'22'',ma lo vediamo correre anche a Venezia, Roma , Firenze, Milano, Carpi, Bergamo e Montecarlo con tempi sempre sotto le 3h. Non disdegna le Ultra Maratone, anzi la “Pistoia-Abetone” km 53 di salita lo incorona campione Italiano per ben due volte: 4h 09'09'' e 4h34'21''. Ma non è ancora contendo e allora vince un altro titolo Italiano nella 50km della “Romagna” in 3h28'27''. Nel frattempo cambia ancora società e passa alla Santagatese , poi va al Cafasse ed infine, stanco di fare lo zingaro si accasa alla G.S.Atletica Rivoli. Cominciano i primi infortuni, ma Silvio è tosto e continua a vincere nelle lunghe distanze: la 24ore lo incorona a Torino vice campione Mondiale con ben 160,220 km, nel frattempo vince due 6 ore, sempre a Torino con 57km, poi a Pianezza con 54 km. Il 2018 è ancora ricco di titoli: Campione Provinciale e Regionale su strada Fidal e un secondo posto ai campionati Italiani Uisp di cross.
Attualmente la belva Silvio è ai box, un infortunio di qualche mese fa, lo sta tormentando, ma lui
non si scoraggia di certo, anzi si è già iscritto per gli Europei di Atletica che quest'anno si terranno a Torino a fine Luglio, nei 5000m pista e duathlon, e ce da scommetterci, che vedremo Silvio rimeggiare, come sempre ha fatto e come siamo sicuri, questo atleta inossidabile, farà ancora negli anni a seguire... perché la “CLASSE NON E' ACQUA” e Silvio di classe ne ha da vendere!
Demo Mario Domenico
Mario Demo, posso dire senza ombra di dubbio, è una pietra miliare del podismo Rivolese e non solo... 40 anni di corse e non è ancora sazio, lo vediamo ogni domenica immancabile alle gare; quattro allenamenti settimanali scandiscono il suo ormai noto stile podistico a tutti i Rivolesi, il suo volto è famigliare a tutti nel mondo del podismo e in tutti questi anni ha saputo farsi rispettare, ma sopratutto amare per il suo modo gentile ed ironico di porsi verso gli altri, così che per noi dell' Atletica Rivoli è motivo di soddisfazione e orgoglio averlo come compagno.
Ma chi è Mario Domenico Demo:... nasce in quel di Rivoli il 03 Luglio 1952, i suoi genitori sono i pionieri di quella folta schiera di Veneti che negli anni a venire invaderà il Piemonte, i genitori provengono da Arcade (TV), terra del Prosecco che gli ha trasmesso quella frizzantezza nella sua corsa elastica e redditizia che gli ha dato non poche soddisfazioni. Ha un un fratello più grande, perciò come secondo nato è il più coccolato, la sua infanzia è uguale a quella dei bambini della sua età, caratterizzata dalla scuola e dai giochi fuori porta, la sua palestra sono i prati attorno a casa, dove bastava un pallone per giocare tutto il pomeriggio ed essere felici. Quando finisce la terza media, non ci sono Licei per Mario,... c'è il lavoro, dapprima garzone barbiere, poi in un negozio di dischi; a 20anni viene assunto in una grossa fabbrica la “Gallino” di Collegno, dove inizia a capire che la corsa sarà la sua esistenza;ed è grazie proprio al dopolavoro aziendale, una sorta di “Oratorio”, dove ci si riuniva a fine lavoro
per svagarsi dalla lunga giornata, che comincia a fare le prime gare sportive organizzate da loro ed anche se in quel periodo il pallone la faceva da padrone, le prime corse cominciarono ad entragli poco a poco nel sangue, come una droga, si faceva strada nelle sue vene, per poi farlo diventare un “dipendente” della corsa Nel 1975 si sposa, nel 1977 nasce Enrico(che corre anche lui con noi, ma questa è un altra storia), Mario gioca ancora a calcio, ma a metà degli anni '80 decide che è ora di smettere e inizia a correre: si iscrive al G.S.Cappella una società podistica molto in voga in quegli anni, Mario con loro corre un anno e poi va nella ProCollegno prima e
Bonadies poi e ci rimane ben diciassette anni, dove sigla i suoi migliori risultati: nel 1997 il 5/10 è Campione Italiano Uisp M45 di mezza maratona a Sangano con il tempo di 1h 17', quello stesso anno, ma qualche mese prima, l'11/05 sigla il suo miglior tempo sulla maratona, la Turin Marathon in 2h41'15''; al suo attivo 19 maratone, ricordiamo 13 volte Torino, 2 volte Venezia con un ottimo 2h49', Firenze 2h52', Carpi 2h52', Montecarlo 2h49' e Roma.
Un centinaio di mezze maratone hanno costellato la sua carriera con il suo miglior crono siglato in ben due manifestazioni il 28/05/1995 a Rimini e l'anno dopo il 14/04 a Feletto con 1h15'30''.
Il 1995/96 sono senza dubbio gli anni migliori della carriera di Mario, oltre ai migliori tempi sulla maratona e mezza, il 10/11/1996 stampa un prestigioso 34'30'' sulla 10km “Asics Run” di Cuneo. L'anno prima il 21/05/1995 in pista ad Avigliana corre in un ora 16,650 km.
Nel 2000 alle soglie dei quasi 50anni, alla Pellerina il 15/06/2000 ottiene un buon 5'03'' sul miglio (1609m).
Fa sua per 3 anni di seguito su 4 ( 2001,2002 e 2003), la staffetta “Susa- Moncenisio” veterani.
Partecipa a Campionati Italiani di cross per ben 10 volte.
A Losanna gareggia con alterne fortune per quattro volte alla 20 km.
Dal 2000 corre per 7 anni negli “Amici di Pianezza”, uno squadrone che in quegli anni vince tutto quello che c'è da vincere e lui da il suo contributo. Infine dal 2007 si decide finalmente di correre in casa: Murialdo prima e adesso Atletica Rivoli … e l'avventura continua!
Questo è Mario Domenico Demo, ce da domandarsi dove abbia trovato, la forza, l'energia, la volontà, le capacità, la propensione a sacrificarsi per raggiungere i propri obbiettivi e cosa ancora oggi lo spinge ad essere così assiduo e addirittura testardo nel mettersi continuamente in gioco, malgrado i mille infortuni che a una certa età ti affliggono.... penso che ci siano solo due parole a definire ciò: AMORE E PASSIONE, ecco l'elisir di lunga vita agonistica di Mario:
AMORE e PASSIONE, due ingredienti che accomunati ti spronano, ti forgiano, ti plasmano, ti modellano, ma sopratutto ti educano per una vita migliore; la corsa è anche questo. AMORE e PASSIONE il giusto mix tra la famiglia e la corsa, ecco come ha saputo dividersi Mario … un esempio per tutti noi. Grazie di esistere BELVA.
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Palumbo Claudio
Continuiamo la carrellata dei nostri atleti Rivolesi. Come non proporre alla conoscenza di tutti noi, il nostro “Coach” per antonomasia, Claudio Palumbo... diciamo subito che non ha il ricco curriculum di Mario Demo, ma è anche molto più giovane e ha ancora parecchi anni per poter impreziosire il suo “ Palmares”. Ma cominciamo a dire chi è Claudio... chi è costui che ormai da un ventennio corre con i nostri colori ? Claudio nasce a Torino l'1 Giugno 1965, i suoi genitori, come del resto migliaia di altre persone, emigrano dalla loro amata e calda Puglia per venire a trovare lavoro in un Piemonte anni '60, molto freddo sia come clima, ma sopratutto come persone. Abbastanza restii i Piemontesi ad accogliere una popolazione di carattere tipicamente mediterraneo, dove la spontaneità, l'esuberanza, la vitalità, le usanze e la tipica accoglienza meridionale, stonava non poco agli occhi dei sempre tristi e distaccati “Bogianen” Piemontesi; gli anni poi, hanno fatto cambiare idea e modo di vivere in questa Regione che mai come adesso è perfettamente integrata e i “Bogianen” sono solo un ricordo. Ma torniamo al bambino Claudio, i suoi primi quattro anni li vive a Torino, poi la sua famiglia si trasferisce a Rivoli, dove vive attualmente. Gli anni adolescenziali sono i classici anni di gioco, studio e ancora gioco, si diploma a Torino in ortodonzia e dopo un anno sabbatico a “Naia”, inizia a lavorare come impiegato, ma per una mente aperta come la sua, le mura dello squallido ufficio lo stritolano fino quasi a farlo soffocare, allora decide, anzi si inventa un nuovo lavoro come agente di commercio; se non altro adesso il suo ufficio è il cielo che lo accompagna nei suoi innumerevoli spostamenti che gli fanno girare in lungo e in largo il paese da libero professionista.
Claudio da il meglio di se: bella presenza, buona favella, i clienti sono fetenti, ma lui si difende, li addomestica e se li fa amici... ed anche in questi anni di crisi, lui riesce sempre ad uscirne vittorioso e ancora adesso lo potete trovare in prima linea sempre pronto a confrontarsi e stipulare contratti, un bell'esempio di giocatore d'azzardo che ogni giorno si mette in gioco. D'altronde Claudio è uno sportivo, lo è sempre stato, a 12anni inizia a giocare a pallone nel Pozzomaina, facendo tutte categorie giovanili, si distingue non poco, in campo è sempre uno dei migliori, così da attirare come api sul miele, parecchi osservatori di squadre importanti, ma si sa la vita a volte ti riserva altre strade da percorrere e nel suo caso, strade da correre, ed è quello che fa: inizia con qualche corsetta giovanile e si distingue per la sua naturalezza nel correre... in una gara al liceo Darwin arriva secondo … e solo questione di qualche anno... nel 1991 si sposa con Barbara Soncin, figlia del mitico numero uno Rivolese di podismo, Nerio, che comincia a plasmarlo, a modellarlo a sua immagine e somiglianza...alla fine Claudio, sposa anche Nerio, ma non in Chiesa, ma sui percorsi di allenamento, strade, sentieri, salite, discese e così nasce in Claudio il desiderio di gareggiare far vedere a questo ingombrante suocero, che anche il genero ha “le ali”. Si iscrive nel Murialdo e inizia a gareggiare, gli allenamenti di coach Nerio sono massacranti, ma Claudio non si tira certo indietro, soffre, ma corre,il fisico asciutto lo aiuta; la sua prima mezza, quella di Collegno, la chiude in 1h40', subito dopo viene la maratona di Torino, finisce in 3h 40'; l'anno dopo di nuovo la Turin Marathon, ma in 3h 20', si ripete con lo
stesso tempo alla Venice Marathon. Tra le varie mezze maratone che disputa, la sua migliore, la corre a Strambino in 1h25', però diciamolo, Claudio non ama le lunghe distanze, lui da il meglio di se nel fondo e mezzo fondo. Gli allenamenti, causa il lavoro non sono tantissimi, tre, max quattro a settimana; convince il coach Nerio a lasciarlo allenare come meglio crede e diventa lui stesso il “Coach” che oggi conosciamo, prima sulla sua pelle e adesso sulla nostra. Nel 2005 vince la maglia di Campione Regionale sui 400m in pista in 59''. Corre diverse 10km a 3'45'' che non è da tutti.
Da qualche anno Claudio, si è preso la briga di seguirci tutti i mercoledì in pista, ci aiuta, ci consiglia, ci incita, ci massacra, ci logora, ci sfianca, ci sfinisce, ma il nostro organismo si rafforza si corrobora, si rinvigorisce pronto per affrontare le gare che ci aspettano....quindi non possiamo che ringraziare il nostro “Coach”, aspettando quei risultati che sicuramente verranno, ma anche se non verranno, l'importante è che il mercoledì alle 18 in pista troviamo la belva Claudio pronto per un altro giro di pista!!!